brexit boris johnson giampaolo scacchi

Giampaolo Scacchi: la Brexit nell’era di Boris Johnson

Brexit: cosa succede? Quali saranno le conseguenze? A che punto siamo? Giampaolo Scacchi nelle pagine di BlitzQuotidiano ci offre punti di vista diversi, previsioni e aggiornamenti mano a mano che la situazione va avanti e si evolve. Con l’avvento di Boris Johnson, le cose si sono evolute in una direzione forse inaspettata per gli inglesi.

Boris Johnson (ex giornalista, poi sindaco di Londra ed infine ministro degli Esteri) è stato eletto il 23 luglio come nuovo primo ministro britannico. Il leader dei conservatori è subentrato immediatamente dopo le dimissioni di Theresa May, che lascia la battaglia per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sconfitta. Johnson si dichiara pronto ad assumere tutte le grandi sfide che arrivano con il suo incarico, e a far uscire la Gran Bretagna entro il 31 ottobre, “senza se e senza ma”.

Leggi il resto dell’articolo di Giampaolo Scacchi qui.

Ma Agosto è un mese pieno per il primo ministro inglese, gli interrogativi sono tanti e le sue dichiarazioni non tranquillizzano i mercati. Dopo la forte dichiarazione che la Gran Bretagna sarebbe uscita dall’Unione con un “No Deal” e che trovare un accordo sarebbe stato impossibile, la sterlina comincia a subire la pressione sui mercati valutari. Nel cambio con il dollaro americano il pound, alle ore 20 del 9 agosto, come precisa Giampaolo Scacchi, ha toccato il minimo a 1,206, con una variazione pari allo 0,67% rispetto alla chiusura del giorno prima; anche al di sotto del minimo storico annuo toccato il 1 Agosto (1,212). Cosa significa questo per i mercati?

A metà agosto Johnson non si ferma e, anzi, trasforma il dialogo ancora più aspramente scrivendo una lettera al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, nella quale domanda la cancellazione del “Backstop”, cioè la rete di protezione che dovrebbe garantire anche per il post-Brexit un confine «poroso» tra Irlanda del Nord (appartenente alla Gran Bretagna) e la Repubblica d’Irlanda. Che tiene, per farla breve, le due regioni dell’Irlanda divise e “in pace”. Johnson non ci sta e usa parole durissime: «il backstop lega il Regno Unito, potenzialmente all’infinito, in un trattato internazionale che ci tiene in un’unione doganale… crea un confine tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna… non ha gli strumenti per garantire un’uscita unilaterale… è anti-democratico». Nel frattempo, riporta Giampaolo Scacchi, si stanno rafforzando alleanze trasversali tra deputati di diversi partiti inglesi decisi a bloccare un’uscita senza accordo che tutti gli analisti ritengono un salto nel buio, dalle conseguenze devastanti per l’economia britannica.